Dall’aspetto così strano rispetto alle radici delle piante che conosciamo, queste strutture si sono adattate a vivere in ambienti privi della protezione del suolo, esposte agli agenti atmosferici e vulnerabili agli animali e ad altri organismi potenzialmente nocivi. Con il tempo, hanno sviluppato strutture su misura per superare questi problemi. In questo articolo esploreremo le radici delle epifite per capire come queste strutture mantengano in vita questi magnifici e delicati esseri viventi.

Abituate a stare senza substrato, su alberi, rocce e qualsiasi altro supporto a loro gradito, hanno sviluppato degli adattamenti straordinari, tra cui le radici, organi che svolgono varie funzioni:

  • L’ancoraggio al substrato o supporto 
  • L’assorbimento e il trasporto di sostanze nutritive
  • Il mantenimento dell’umidità e assorbimento del vapore acqueo atmosferico
  • La respirazione della pianta, garantendo gli scambi gassosi con l’atmosfera
  • Instaurano simbiosi con funghi ed eventuali alghe unicellulari, per maggiore nutrimento e fotosintesi

Le radici sono formate da 6 strati: 

  1. Rizoderma
  2. Velamen
  3. Esoderma
  4. Corteccia
  5. Endoderma
  6. Cilindro centrale 
1° RIZODERMA

E’ uno strato tipico delle radici giovani, appena formate. Composto da un solo strato di cellule, con funzione di assorbire le sostanze e proteggere la radice in formazione. E’ uno strato trasparente, per questo le punte delle radici in accrescimento le vediamo verdi o di altri colori. Questa è la parte più attiva della radice, che può anche presentare dei pali radicali finissimi, che aiutano ad aumentare la superficie di assorbimento e di ancoraggio. (magari farò un articolo dove parlo solo della struttura delle radici in accrescimento, che dite?)

2°: velamen

È lo strato più esterno, formato da uno strato di cellule morte, più o meno spesso. Ha la funzione di proteggere gli strati sottostanti, da agenti esterni, quali raggi UV, o animali che se ne cibano. Un’altra funzione è quella di assorbire il vapore acqueo o l’acqua dall’ambiente, questa viene trattenuta dallo strato di cellule morte da cui è composto. Quando vengono a contatto con l’acqua, queste cellule si gonfiano e riempiono di acqua diventando trasparenti, lasciando intravedere la parte verde sottostante data dai cloroplasti della corteccia, per poi asciugarsi piano piano e ritornando a un colore grigio-crema che è il colore di cui vediamo le radici solitamente. Praticamente si sono create un substrato personale, capace di trattenere acqua e sostanze nutritive, proprio come delle dive 💅🏻

3° ESODERMA

E’ formato da cellule che prendono il posto di quelle del velamen una volta che vengono consumate o danneggiate, ma forma uno strato molto più sottile, di solito, è monostratificato. Ha funzione di protezione degli strati sottostanti e di trasporto delle sostanze, intrappolate precedentemente dal velamen, verso il centro della radice. 

4° CORTECCIA

Strato dove si trova il parenchima aerifero, che ha la funzione di trasportare l’ossigeno prodotto dai cloroplasti durante la fotosintesi. Infatti, in questo strato avviene proprio la famosa fontosintesi radicale, indispensabile per le orchidee afille. In questo strato ci sono molti canali aeriferi che hanno la funzione di mantenere areate le radici, permettendo alla pianta di non soffocare. Svolge anche funzione di riserva di alcune sostanze.

5° ENDODERMA

Questo strato fa da barriera al cilindro centrale, il cuore della radice, decidendo quali sostanze possono entrare e quali non possono entrare. Evitando che determinate sostanze nocive possano creare problemi alla pianta o addirittura provocarne la morire. In sintesi, è un filtro molto selettivo


6° CILINDRO CENTRALE

Questo strato è il cuore della radice, composto da tessuti conduttori, floema e xilema, che trasportano attivamente le sostanze utili, prodotte dalla fotosintesi e le sostanze elaborate per tutta la pianta. I vasi conduttori dello xilema trasportano la linfa grezza, le sostanze assorbite dalle radici, verso le foglie dove vengono quindi elaborate e portate alle varie parti della pianta dai vasi del floema, che trasportano, appunto, la linfa elaborata.

In conclusione, questo è un riassunto, di com’è la struttura delle radici delle nostre amate orchidee epifite. Ma ora vi svelo un piccolo trucco che ho imparato negli anni per capire sia il substrato che bisogna usare e l’eventuale umidità di coltivazione. Più le radici sono grandi e tozze, come quelle delle Phalaenopsis o Vandaceae, più il substrato deve essere grossolano, deve lasciar passare più aria possibile e in generale non hanno bisogno di tantissima umidità per stare bene. Mentre più le radici sono fini e piccole, più il substrato deve essere fine e rimanere umido, ma non bagnato. Dato questo piccolo consiglio ve ne do’ un altro che non ripeterò mai abbastanza, controllate sempre l’habitat di origine della vostra orchidea e cercate di replicarlo al massimo delle vostre opportunità, cosi sarete sicuri di avere un’orchidea bella e felice

qui potete trovare i link per vedere i video sul mio instagram, sempre su questo argomento:

(più avanti approfondirò la struttura delle radici in accrescimento)

Bibliografia-Sitografia da cui prendo le info per i miei articoli


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