La Chiloschista è il genere di orchidee afille più conosciute e più commerciate, ma al tempo stesso c’è anche molta confusione tra le varie specie, perchè alcune sono molto simili tra loro, hanno piccole differenze, impercettibili se non si è esperti. Oggi parliamo in particolare di una storia, che confronta la Chiloschista lunifera e altre Chiloschista con una delle 2 specie scoperte qualche anno fa in Buthan.
Appena la vediamo la riconosciamo subito, perchè siamo abituati a vedere la Chiloschista lunifera come quella in foto:

Nel 2009, sono iniziati gli studi per l’identificazione delle Chiloschista in Buthan e sono state scoperte 2 nuove specie con i tepali maculati di Chiloschista, e una delle 2, fino a quel momento, era stata classificata eroneamente come Chiloschista lunifera, poichè molto simile alle illustrazioni di molte pubblicazioni botaniche e scientifiche.

La Chiloschista di cui stiamo parlando è la Chiloschista himalaica, che come potete vedere ha i tepali maculati e il labello bianco.
(C. himalaica, LANKESTERIANA 20(3). 2020. © Universidad de Costa Rica, 2020)
Questa specie è un po’ complicata da gestire tassonicamente e ha una storia lunga. È apparsa per la prima volta con un’illustrazione nel Curtis’s Botanical Magazine (Hooker 1889), come Sarcochilus lunifer (Rchb.f.).
(Chiloschista himalaica, as “Sarcochilus luniferus” in Curtis’s Botanical Magazine, plate 7044 (1889).)


Nel testo di accompagnamento di Joseph Dalton Hooker, si dice che questa specie è stata originariamente descritta come Thrixspermum luniferum Rchb.f. (Reichenbach 1868). Questa specie è poi apparsa come “Sarcochilus luniferus Rchb.f.” nel trattamento illustrato di The Orchids of the Sikkim-Himalaya (King & Pantling 1898).
(Chiloschista himalaica, as “Sarcochilus luniferus” in King & Pantling (1898), Orchids of the Sikkim-Himalaya, plate 276.)
L’aspetto generale, le descrizioni, la morfologia e l’origine delle piante per queste due illustrazioni ci fanno concludere che rappresentano la stessa specie. Ma poiché il nome “Thrixspermum luniferum” è più vecchio e validamente pubblicato, dobbiamo dare priorità a quel nome. La discussione su quale di questi due nomi usare per questa specie è stata temporaneamente risolta da Johannes Jacobus Smith, che la trasferì a Chiloschista lunifera (Rchb.f.) J.J.Sm., nel suo Flore de Buitenzorg (Smith 1905).

Il tipo per T. luniferum presso il Museo di Storia Naturale di Vienna, in Austria, è costituito da diverse infiorescenze essiccate e una pianta secca senza foglie e un disegno colorato. Il disegno mostra un fiore che è molto diverso dai fiori presenti nel Curtis’s Botanical Magazine (Hooker 1889), avendo i sepali e i petali quasi coperti da un “disco” marrone.
(Chiloschista lunifera, cultivated by Jeff Tyler. Photo by Ron Parsons.)
La parte posteriore del fiore sembra avere peli e la forma del labbro mostra differenze strutturali che distinguono questa specie dalle specie himalayane quindi erroneamente chiamate. Si conclude quindi qui che Chiloschista (“Thrixspermum”) lunifera del Myanmar non è la stessa delle specie maculate e glabre, della nuova specie del Bhutan.
Gunnar Seidenfaden (1988) purtroppo identifica quest’ultima specie come C. “parishii”, che sembra essere la fonte delle citazioni di Pearce & Cribb (2002) e Gurung (2006), e anche di H. J. Chowdhery nel suo trattamento delle orchidee dello stato indiano confinante di Arunachal Pradesh (Chowdhery 1998, Chowdhery & Pal 2008). Tuttavia, quest’ultima citazione ha bisogno di uno studio più attento. Quando viene esaminata l’illustrazione etichettata “Chiloschista parishii” (Chowdhery 1998), diventa chiaro che è copiata dall’illustrazione di “Sarcochilus luniferus” nel trattamento di King & Pantling delle orchidee del Sikkim-Himalaya.
(Chiloschista parishii, plant from western Thailand that correlates with the type of this species (S. Dalström 3023).Photo by Stig Dalström.)


Perciò vanno trovate caratteristiche distintive che dicano se è C. parishii, per fortuna, questo è abbastanza facile. Guardando la parte posteriore dei sepali e dei petali, che nella C. parishii sono densamente pubescenti, mentre praticamente glabro a basalmente micropubescente nella specie himalayana sotto osservazione.
(C. himalaica, LANKESTERIANA 20(3). 2020. © Universidad de Costa Rica, 2020)
Un altro punto a favore, per le differenze tra C. lunifera e questa specie è la conclusione di Seidenfaden secondo cui il C. “lunifera” di Johannes Jacobus Smith è lo stesso di C. javanica Schltr., che non è lo stesso dell’originale Chiloschista (Thrixspermum) lunifera del Myanmar, descritto da Reichenbach.
La descrizione di Smith si riferisce chiaramente a un fiore che è “giallo verdastro con macchie marrone giallastro” oltre ad avere “margini con peli grossolani eretti”. Nella descrizione originale di Rudolf Schlechter di C. javanica c’è scritto: “Quest’ultimo (qui riferendosi a C. javanica) è specificamente diverso dalla pianta himalayana (qui si riferisce erroneamente alle specie Sikkim-Himalayana senza nome denominate “Sarcochilus. luniferus” da Bentham & Hooker, e King & Pantling, che ha sepali e petali glabri) dai lobi laterali più a forma di falce e appuntiti, dai sepali e dai petali ciliati (o marginalmente pelosi) e dalle “appendici” molto più brevi dell’antera” (Schlechter 1919).
(Chiloschista javanica. Photo by Destario Metusala.)

Queste descrizioni rimuovono efficacemente C. javanica dalla discussione poiché la specie himalayana senza nome non ha peli distinti sui sepali e sui petali.

Perciò in conclusione, nel marzo 2020, Bhakta Bdr. Ghalley scoprì delle piante in fiore di una Chiloschista con piccoli fiori maculati, biancastri con macchie marrone scuro, presentati su infiorescenze molto brevi. La morfologia interna del fiore, si correla abbastanza bene con la nuova specie qui descritta, quindi per il momento viene trattata come una forma geografica leggermente deviante della Chiloschista himalaica (Tobgay, C.Gyeltshen & Dalström, 2020)
(The diminutive flowers of Chiloschista cf. himalaica that grows along the Wang Chhu river in the Chhukha district. Photo by Bhakta Bdr. Ghalley)
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